Buongiorno, amici autori. Oggi, vi proponiamo ben 10 consigli di cose da evitare, che si possono riassumere in un unico, ma preziosissimo, suggerimento: scrittori, evitate le trame banali!

Nell’articolo, trovate già un simpatico elenco di 10 banalità varie. Secondo voi, c’è altro da aggiungere? Diteci, quali trame vi fanno cadere le pal…pebre, mentre le leggete?

1. Lui e lei s’incontrano. Non si sono mai visti prima. A causa della folla non si parlano (c’è una festa, un congresso medico, il meeting di Cl, la sagra della rapa, ecc.). Lei guarda lui. Lui si sente muovere tutto dentro, e da quel momento non fa che pensare a lei. Però non sa nemmeno chi è. Due mesi dopo, casualmente, si re-incontrano (sull’autobus, al cimitero, a bordo del panfilo dello sceicco X, alla Coin, ecc.). Lei gli rivolge la parola e sa tutto di lui perché hanno amici comuni ecc. ecc. e in realtà dalla volta di quel primo incontro non ha fatto che informarsi sul suo conto. Uno stalker, in pratica.

2. Lui sparisce all’improvviso. Lei rimane sola, in forti difficoltà economiche (hanno sette bambini, un mutuo, un’azienda appena avviata, un serial killer che li minaccia, ecc.). Lo attende per un anno. Poi, finalmente, decide che davvero è tutto finito e si cerca un altro compagno. Lo trova. La prima volta che vanno a letto insieme (a casa di lei), lui ricompare inaspettato (aveva dimenticato lo spazzolino da denti, gli serviva la carta di credito, doveva disseppellire dal giardino il tesoro di famiglia, voleva farle una sorpresa, ecc.).

3. Lui e lei sono una coppia aperta. Marito e moglie, però ciascuno si fa le sue storie. Se le raccontano, anche, con grande spasso e divertimento. Poi all’improvviso lei si innamora di lui: proprio di lui, solo di lui. Lui non riesce ad accettare la cosa e fugge con un ussaro (un marinaio, un curatore di mostre d’arte contemporanea, un noto chirurgo plastico, ecc.).

4. Lui viene ucciso a coltellate (a colpi di sedia in testa, col veleno, con una scarica elettrica, ecc.). Prima di morire, riesce a scrivere con il sangue (con una matita, con la cacca del figlioletto neonato, con il vin brûlé, ecc.) sul pavimento (sul muro, sul soffitto, su un tovagliolo di carta, ecc.) un messaggio enigmatico basato sui numeri primi gemelli (sulla serie di Fibonacci, sulla progressione di Malthus, ecc.). Lei male interpreta il messaggio e per vendetta uccide la cugina (la governante, il portinaio, il direttore del Louvre, ecc.), che in realtà è innocente (ma lei non lo sa, benché ci sia qualcuno – un redattore del Times, un fratello musulmano, un cuoco di provincia, un saltimbanco portoghese, ecc. – che glielo fa ostinatamente, ma oscuramente sapere). Passa del tempo e lei sposa un armatore greco (un cugino di primo grado del principe del Galles, un salumiere di Bergamo, un dirigente d’azienda siciliano trasferito a Milano, ecc.). Il nuovo marito ha la passione dei giochi matematici. Quattrocento pagine dopo, lei capisce che l’assassino è lui.

5. Lei viene uccisa a randellate. Lui è incolpato. Confessa. Va in galera. Tenta il suicidio. Lo salva un secondino. Da quel momento, lui e il secondino diventano amicissimi. Dopo molti anni, lui esce di galera. Non sapendo dove andare, accetta l’ospitalità provvisoria del secondino. In una sera di temporale gli racconta di essere innocente, e di aver confessato l’omicidio solo per andare in galera, per togliersi dal mondo, per lenire la sofferenza. Il secondino lo ascolta comprensivo. L’assassino è lui, e glielo dice.

6. Lui (professore alle medie) ha dei problemi esistenziali. Lei (impiegata in una ditta di ceramiche) no. Lui è ricco di famiglia. Lei no. Lui vorrebbe andare a vivere a Cuba. Lei no. Lui è postcomunista. Lei no. Lui si fa delle storie fuori dal matrimonio. Lei no. Lui investe tutti i risparmi nella cooperativa de Il Manifesto. Lei lo pianta e si mette col proprietario della ditta di ceramiche.

7. Lui è un vulcaniano. Lei è di un pianeta dalle parti di Orione. Il loro amore è immenso. Le loro sessualità sono incompatibili. Dopo un po’, lui si stufa e si mette con una piemontese di nome Cesira.

8. Lui e lei vogliono sposarsi, ma le famiglie sono contrarie. Tentano una fuga d’amore. Vengono bloccati. Lui è costretto a lavorare nel cementificio del padre, lei viene spedita in un monastero umbro. Non si rivedranno per vent’anni. Quando si rivedono, lui dice: “Sposiamoci”. Lei risponde: “Fossi matta, ormai mi sono abituata così”.

9. Lui vorrebbe morire. Lei lo aiuta, ma sbaglia qualcosa e lui sopravvive in perfetta salute. Per vendetta, lui la uccide col ferro da stiro.

10. Lui è un romanziere che, dopo qualche libro accolto bene ma niente di che, finalmente sente di avere la storia che lo porterà al vero successo. La racconta a lei. Lei gli dice: “Mi pare una vera cagata, venderà un casino”. Lui, offesissimo, si ritira in soffitta a scrivere. Lei all’inizio telefona ogni tanto, ma lui non risponde. Lei si dimentica di lui. Lui finisce il romanzo. Lo porta all’editore. L’editore dice bofonchiando: “Mettilo là”. Per sei mesi, nessuna risposta. Per altri sei mesi, nessuna risposta. L’editore muore. Lui va a riprendersi il dattiloscritto. Trova il figlio dell’editore, subentrato, che ha appena finito di leggere il romanzo e gli dice: “È una vera cagata, venderà un casino”. E così accade. Lui si suicida. Lei viene a saperlo dai giornali, fa le carte per l’eredità, diventa ricchissima coi diritti, sposa un bagnino di Fregene.

Hai mai fatto una valutazione tecnica del tuo manoscritto con un professionista dell’editoria? Di cosa si tratta? È davvero necessaria?

Se hai provato a contattare un’agenzia letteraria, 9 volte su 10 ti ritroverai con la proposta di lettura (integrale) a pagamento. Di solito, molti agenti valutano uno stralcio gratuitamente, per saggiare lo stile dell’autore. Tuttavia, per capire se il manoscritto è davvero valido, sotto vari punti di vista, l’agente proporrà poi il servizio di valutazione tecnica.

Si tratta di una lettura approfondita, una sorta di “content editing”, ovvero editing sui contenuti del manoscritto, senza toccare lo stile dell’autore, senza intervenire su eventuali errori grammaticali, ma suggerendo cambiamenti pratici e motivi per effettuare tali cambiamenti.

I costi sono variabili, chiaro che più l’agenzia è rinomata, più potrà chiedere per leggere e valutare un manoscritto. Tutti quanti, comunque, forniranno una scheda tecnica più o meno dettagliata che spiegherà all’autore DOVE il manoscritto necessita di revisione, COME fare a farlo (sì, perché i consigli nella scheda sono pratici) e perché. Il motivo è presto detto: più un testo è scritto bene, presentato in modo professionale e per di più commerciale (ovvero, adatto all’attuale mercato editoriale), più è facile che venga pubblicato.

Non solo la valutazione tecnica è una lettura integrale del manoscritto, ma è anche uno studio di mercato. Per prima cosa, serve all’autore per rendersi conto del livello tecnico del suo romanzo (ritmo, personaggi, intreccio, congruenza e vari altri parametri quali stile, grammatica e sintassi), in più emerge anche una valutazione commerciale di prodotto, ovvero se il manoscritto fosse pubblicato oggi, quale pubblico potrebbe avere e quali case editrici sarebbero interessate.

In seconda battuta, l’autore riceve uno strumento pratico, una scheda molto dettagliata su come e dove sistemare il testo in autonomia, nei punti che sono più fragili. Ad esempio, un personaggio rimane troppo piatto? Allora emergono suggerimenti su come costruirlo meglio, sfruttando diverse tecniche.

Se un autore ci sa fare con la scrittura, la valutazione tecnica è lo strumento migliore e più economico che un professionista possa offrirgli, per migliorare un lavoro e renderlo più leggibile. È uno strumento anche per l’agente letterario, che sa esattamente valorizzare i pregi di un testo, puntando poi all’editore più adatto, che sia interessato sul serio a investirci su.

Per i vostri inediti, io sono sempre disponibile. Ma anche per chi vuole farmi leggere un manoscritto ancora acerbo, per andare, insieme, nella giusta direzione. Chi di voi ha mai provato, o vuole provare a fare una valutazione tecnica?

Spesso, sento dire da amici lettori o scrittori che un libro, magari quello di un conoscente, “non si trova”, “non è disponibile”. E allora, giù a denigrare il piccolo editore che ha pubblicato, o anche il singolo autore che – con fatica –, è uscito in self publishing.
Prendo spunto da un post di un mio amico su un gruppo Facebook di editoria, Alessio Del Debbio, editore e scrittore, per darvi qualche dritta pratica per gli acquisti su Amazon. Buona lettura!

Per la giornata consigli, ne do uno io. Non affidatevi soltanto ad Amazon! Non è l’unico modo per comprare un libro!

O, se proprio dovete usarlo, usatelo bene.

Ad esempio, fate attenzione alla dicitura “Non disponibile”, che a volte compare nella pagina di un libro. Non significa che il libro non sia in vendita o sia fuori commercio, né che sia quindi introvabile e impossibile da leggere, significa soltanto che non è disponibile per essere venduto DA Amazon. Il che è ben diverso! Perché i venditori di un singolo articolo sono moltissimi.

Infatti, Amazon ha tutto l’interesse a vendere i libri sul proprio store. Ma, dal momento che è possibile per privati e aziende aprirsi un proprio store, fate attenzione perché magari il libro NON è disponibile nei magazzini diretti Amazon, ma è disponibile negli store di qualcun altro, come ad esempio quello della casa editrice, o del singolo autore.

Cliccando meglio, sotto il prodotto, troverete un link che rimanda ad altri “negozi virtuali”, da cui è possibile acquistare sulla piattaforma Amazon, con il nostro account. Se ci cliccate troverete chi vende il libro in oggetto, che quindi è disponibile, è in commercio!

Sembra un discorso contorto, in realtà è molto semplice, ma l’acquirente sbadato o non abituato a comprare online spesso non ci fa caso (anche perché il link è scritto talmente piccolo…) e legge “Non disponibile” e magari non compra il libro. Si rischia così un passaparola sbagliato per cui un certo libro risulta irreperibile, danneggiando il libro, l’autore e l’editore.

Per cui, consiglio personale, comprate i libri dai siti degli editori, così aiutate le piccole case editrici (che spesso hanno spedizione gratuita). Se proprio non potete fare a meno di comprare SU Amazon, spulciate bene la pagina per vedere tutte le possibilità di acquisto. Ho finito!

Quindi, quale sarà il vostro prossimo libro acquistato attraverso Amazon, sia presso il magazzino centrale, sia presso altri piccoli rivenditori? Fatemi sapere con un commento.

Ami scrivere? Hai un libro nel cassetto e vorresti pubblicarlo? Benissimo. Sai che i lettori sono pochi, in Italia, così pochi che sembra siano addirittura molti di più gli scrittori, rispetto ai lettori stessi!
Sulla questione è intervenuto un mio amico, autore e giornalista, Lorenzo Sartori, con un post su Facebook che mi ha fatto riflettere, e spero che faccia riflettere anche te!
Leggi qui, io più sotto trarrò le mie conclusioni.

Sfatiamo un luogo comune, quello che in Italia ci sarebbero più scrittori che lettori.

Facciamo due conti, molto a braccio, non me ne vogliate, non sono l’università americana di turno a cui è stata commissionata una costosissima ricerca.

In Italia, siamo in 60 milioni e il 60% della popolazione non sa da che parte si apre un libro. 36 milioni di mancati lettori (ma potenziali elettori, molti dei quali in trepidante attesa) che non prendiamo in considerazione. L’Istat definisce “lettori forti” il 13% della popolazione, grosso modo 8 milioni di anime (pie). Raddoppiamo questo numero tenendo conto anche dei lettori magari non forti, ma che 5 o 6 romanzi in un anno se li leggono. Abbiamo quindi 16 milioni di lettori, più o meno forti.

In Italia si stampano ogni anno circa 65mila titoli. I conti sono un po’ rozzi, perché non si contano gli ebook e gli autoprodotti, però in questi 65mila ci sono dentro anche molti, moltissimi, autori stranieri che andrebbero esclusi. Se poi non contiamo tra i lettori quelli che leggono due libri all’anno, possiamo anche non considerare tra gli scrittori quelli che hanno pubblicato un solo libro in 10 anni, magari con un editore a pagamento. Per cui, rimaniamo su 65mila per stimare il numero di “scrittori” italiani.

16 milioni diviso 65mila fa circa 246. In Italia (salvo smentite da parte della famosa università americana) abbiamo 246 lettori per scrittore. Per cui potremmo dire che, forse, esistono più scrittori che idraulici (cosa su cui dovrebbero riflettere molti scrittori, e anche molti editori), ma non certo più scrittori che lettori!

Il mio amico Lorenzo è stato diretto e provocatorio. Di fatto, il suo calcolo di circa 246 lettori per libro uscito rispecchia la media del venduto in un anno solare di un autore emergente, al primo libro pubblicato. Questo dato, nudo e crudo, può far restare mare qualcuno, che magari sperava di guadagnare talmente tanto dal proprio libro, così da cambiare addirittura mestiere. Ebbene, i guadagni di uno scrittore conosciuto sono ben più alti di così, ma per arrivarci, la gavetta è d’obbligo. E, spesso, non basta.

Intanto, ti lascio riflettere. Poi, per altri consigli pratici e per aiutarti nell’impresa di trovare ben più di 246 lettori, puoi contattarmi quando vuoi.

A presto.

I volti dell’apocalisse

Giovanni Magistrelli

Genere: thriller
Target: adulti


Il Libro

Tu, lettore, stai leggendo un diario. Un diario molto particolare… quello di un serial killer!

I volti dell’Apocalisse, di Giovanni Magistrelli, è un thriller d’azione, ambientato a Milano ai giorni nostri.

La protagonista è una donna, un’investigatrice, un’ex ispettrice di polizia dal nome particolare, Rigoberta “Ribe” D’Averio, costretta a dare le dimissioni dal corpo perché ha sempre seguito più la sua coscienza, che non le leggi dello Stato. All’inizio del romanzo, viene incaricata dal suo ex capo – commissario di polizia di Milano – di indagare in maniera “ufficiosa” su uno strano omicidio, accaduto nell’hinterland milanese.

Da lì, Ribe D’Averio si trova sulle tracce di un serial killer ossessionato dalla religione, dal libro dell’Apocalisse dell’apostolo Giovanni, un uomo pervaso da un forte spirito di vendetta. Qualcuno gli ha portato via qualcosa che reputa fondamentale, e vuole vendicarsi per questo.

Quel che mi è piaciuto di questo romanzo è soprattutto l’espediente narrativo. Il libro, infatti, inizia con un diario, che apparirà più volte tra le pagine, scritto dall’assassino. Il lettore / la lettrice hanno una poltrona privilegiata per “godersi” quello che l’assassino ha fatto o che sta per fare e quanto vicina o lontana Ribe D’Averio sia dal catturare, o meno, l’assassino.

Ho apprezzato anche Ribe, una donna senza se e senza ma, con molti più attributi di tanti “maschietti”. Mi piace come un uomo, uno scrittore, sia così capace di rendere bene una protagonista femminile.

Giovanni Magistrelli è un autore che ha stoffa, tant’è che non solo l’ho scelto in squadra nell’agenzia letteraria, ma ho anche deciso di pubblicarlo come editore. In attesa del suo prossimo romanzo in uscita, vi propongo intanto di leggere il suo “I volti dell’Apocalisse”, GDS Edizioni.

Fore Morra

Diego Di Dio

Genere: thriller
Target: adulti


Il Libro

Il thriller Fore Morra, di Diego Di Dio, è stato definito con una frase che, per me, ne rappresenta appieno il messaggio: “La vita di una donna, l’epopea di una rinascita”.

Conosco l’autore per la sua professionalità come editor e agente letterario, mi ha stupito come scrittore. E doppiamente, perché ha scelto il punto di vista di una donna, e non di una donna qualsiasi. Alisa, dal passato cupo e terribile, rinasce come personaggio forte, un sicario che quindi non è schierato dalla parte del bene, anzi. Lo spettatore si identifica in lei, con la sua moralità, in parte la giustifica, nonostante uccida di mestiere, e lo fa per edulcorare i maltrattamenti subiti da ragazzina, descritti nel libro. Il lettore sta dalla sua parte, durante l’intreccio sapientemente congegnato da Di Dio, nel corso delle sfide che lei incontra, insieme al suo collega Buba.

L’ambientazione di Fore Morra è cupa come la vita di Alisa, reale come i sobborghi di una Napoli che in pochi conosciamo davvero, se non per certi stereotipi, ma che l’autore ha saputo cogliere appieno, sia perché originario di quella zona geografica, sia perché ha saputo fare ricerca nel migliore dei modi, come ogni autore dovrebbe fare.

Fore Morra è quindi una sorpresa, lettura avvincente, veloce, che accompagna per mano e fa temere per la vita dei personaggi, sapendo che la loro è comunque un’esistenza dedita alla violenza. Giusto o sbagliato non esistono, l’autore non si erge mai a giudice dei comportamenti dei suoi personaggi, ma li mostra senza mai raccontarli, e questo piace.

Il successo del romanzo ci fa prospettare e attendere con ansia anche il seguito, perché Alisa e Buba hanno ancora molto da dire. E da donare a noi, incauti spettatori e lettori. Diego Di Dio ha talento, leggetelo!

Un ultimo consiglio pratico, suggeritomi dallo stesso Diego e che invito tutti gli autori a fare. Nonostante lui abbia pubblicato con un medio/grande editore, si è dedicato alla promozione del suo libro sia sui social network, sia con eventi di firmacopie in decide di librerie. Importante, quindi, non solo avere una bella idea e saper scriverla, ma anche sapersi promuovere.

Mare Nostrum

Diego Romeo

Genere: romanzo
Target: adulti


Il Libro

Anche stavolta vi parlo di un romanzo con protagonista femminile. Non è però questo dato che mi ha colpito. Mi ha preso, come un pugno allo stomaco, il contenuto di questo romanzo, Mare Nostrum di Diego Romeo. È una storia vera, verissima e più che mai attuale. Parla di immigrazione, di barconi che affondano nel nostro mare, di vite perse, vite salvate… ma a che prezzo?

Mare Nostrum è un romanzo sulla storia vera di un medico, una dottoressa che ha prestato servizio sulle navi della Marina militare, impegnate nella missione umanitaria “Mare Nostrum”, del 2014.

La missione aveva lo scopo di salvare i migranti dispersi nel Mediterraneo. Una missione umanitaria tra le più efficaci, riconosciute dall’Unione Europea. La dottoressa Giovanna Lo Russo (nome di fantasia) ha raccontato all’autore la sua storia, da cui lui ha poi tratto questo romanzo.

Le vicende raccontate sono quindi realmente accadute, Diego Romeo ha solo cambiato i nomi di battesimo dei personaggi, per motivi di privacy. Ho amato questo romanzo, soprattutto per il suo intento di sensibilizzazione. Mare Nostrum nasce dalla volontà di far conoscere ai lettori le vere storie dei migranti, senza filtri o condizionamenti, così che ognuno possa farsi la propria idea, libera da pregiudizi. L’obiettivo è quindi far riflettere sulla tematica e spingere l’opinione pubblica ad agire in difesa dei Diritti umani, prima di porsi un obiettivo politico e di voto. Lo consiglio!

La scrittura, quella bella, è anche e soprattutto a mano. Nelle fiere ed eventi legati al fantasy è ormai d’uso trovare chi fa della scrittura un’arte.

Catia da Cagliari è calligrafa di professione, e ci parla un po’ di questo affascinante mondo, che non passerà mai di moda.

Ciao Catia, parlaci un pò di te, di cosa ti occupi?

La mia storia è molto semplice, il mio nome è Catia Cuncu, in arte Catia da Cagliari, vivo in Sardegna e, per le vicissitudini della vita, sin da piccola ho badato a me stessa.

Tra il sole e le onde del mare, che sono la mia fonte d’ispirazione, da oltre vent’anni mi occupo di scrittura a mano e passo la maggior parte delle giornate a studiare, progettare, e scrivere nel mio studio artistico di calligrafia e lettering design, miniatura e iconografia, recuperando così la bella scrittura, quella degli amanuensi, come strumento di lavoro per i momenti più belli e importanti che segnano la nostra vita.

In questi anni, ho partecipato a numerosi eventi con rappresentazioni artistiche storiche e moderne, girando per tutta la regione Sardegna in varie edizionidi fiere, feste e sagre, un modo insolito ma gratificante di far conoscere questa bellissima arte, sempre in evoluzione.

Una esperienza molto interessante, studiata e ideata da me, è stata e la rappresentazione storica della regina Eleonora D’Arborea, che compila in pergamena il XXI capitolo della Carta De Logu (legge dedicata alle donne, molto all’avanguardia per quei tempi); sono stata ospite del Comune di Marrubiu-Oristano, al Museo archeologico Is Bangius, in occasione di Monumenti aperti 2015.

Come si evince, questa materia è immensa e spazia, non creando soltanto opere, ma eventi di ogni genere come un matrimonio e ricorrenze a tema, esclusivi, eleganti, di alta qualità, campagne pubblicitarie, inaugurazioni aziende, brand, con personalizzazione gadget calligrafati al momento. Ogni singolo pezzo viene pensato, e lavorato con finiture e cura dei particolari, decorazioni, sigilli esclusivi in ceralacca, pertanto il lavoro della calligrafa emerge in tutto il suo splendore, fascino e raffinatezza, rivelando una nota di classe.

Ma non solo carta… Dalla calligrafia, si possono ottenere risultati in mille modi diversi per fare la differenza, come ad esempio l’incisione nella pietra o scritte sui muri. Ecco perchè amo il mio lavoro, posso spaziare, costruire, riprodurre antichità, documenti o creare usando la tela, la carta, il legno o un corpo.

Hai qualche aneddoto divertente o che ti ha reso molto orgogliosa del tuo lavoro?

A proposito di corpi, ho un progetto del 2018 in avanzamento FeniciArt, che mi diverte non poco, infatti dalla mia prima pubblicazione di prova, si sono proposti con interesse, e mia felicità, tanti modelli. Si tratta di una grande opera realizzata con segni fenici e iscrizioni come la stele di Nora.

FeniciArt è un connubio tra passato e presente, dalla forma della vita alla vita della forma, che sin dalle origini del tempo sono state legate in maniera quasi indissolubile.

Cosa consigli a chi volesse percorrere la tua stessa strada professionale?

Di solito non do consigli, posso formulare un mio pensiero a riguardo: STUDIARE. Sì, bisogna studiare tanto, e fare il primo corso sempre presso docenti qualificati e certificati.

Non si ha la bacchetta magica per guadagnare attraverso l’arte, è molto difficile concentrarsi ed essere creativo, quando ci sono problemi da risolvere che non fanno dormire la notte, questo non è un segreto e voglio ribadirlo.

Credo ci voglia anche un pizzico di fortuna, abbinato alla capacità, alla determinazione e amare veramente quello che fai, forse rischiare, e spesso rinunciare a un bisogno, per comprarsi un bellissimo inchiostro delle terre lontane, o quell’attrezzo e la carta desiderata anni, o l’oro che deve avere quel carato e quel costo, o i pennini di ogni forma e misura.

Per fortuna oggi esistono anche i social network che, adoperati nel modo, giusto possono dare soddisfazioni, ma è necessario relazionarsi personalmente poiché l’immagine, l’eleganza, le capacità del calligrafo si vedono nel complesso e nei dettagli, dal vivo, e non, ahimè, in video preparati che possono fuorviare gli occhi dell’inesperto.

Se volete più informazioni su Catia e sul mondo della calligrafia, ecco qui i link:

https://www.facebook.com/catiadacagliariCalligraphyArt/

https://www.instagram.com/callicatia/?hl=it

https://catiadacagliariartcalligraphy.jimdo.com/

Valerio Marra è un autore italianissimo, giovane e una delle più recenti scoperte della casa editrice Newton Compton.

Laureato in Scienze dell’Investigazione e la Sicurezza, ha scritto molti romanzi di genere giallo, thriller e spy story, tra i quali: Le scottanti verità; L’eco del peccato e Anima bianca, sulle indagini del commissario Festa. Per Newton Compton, di recente pubblicazione è il suo La donna del lago, che consiglio di leggere!

Ciao Valerio, com’è iniziata la tua passione per la scrittura?

In realtà, non saprei dire con precisione come è iniziata. Il primo ricordo risale a quando avevo sei anni, nell’ufficio di mamma. Nell’attesa che terminasse di lavorare, passavo il tempo a disegnare fumetti (malissimo) e a creare storie. Come dicevano i miei genitori, “fantasticavo”.

Qual è stato il tuo percorso?

Tutto è iniziato quasi per gioco nel 2014 quando, spronato da alcuni colleghi, scrissi e pubblicai il primo romanzo per la casa editrice Edizioni del Faro. Stranamente, andò abbastanza bene (anche se oggi ammetto che il libro andrebbe riscritto).

I romanzi successivi, invece, li ho pubblicati col gruppo editoriale Alter Ego. Loro sono stati per me come una famiglia e mi hanno permesso di imparare molto. In più, hanno avuto il merito di farmi conoscere Diego Di Dio, quello che è diventato il mio “mentore”. Sono rimasto al gruppo editoriale Alter Ego, fin quando, lo scorso anno, fui contattato dalla Newton Compton. Erano interessati ai miei lavori. Ed eccomi qui, pronto a iniziare questa nuova avventura.

Hai qualche aneddoto da raccontare?

C’è un aneddoto che non ho mai raccontato a nessuno prima di oggi: avevo da poco pubblicato il mio primo romanzo e, su richiesta del direttore commerciale di una catena indipendente romana, andai presso una loro sede per organizzare una presentazione o un firmacopie.

Il direttore della libreria, per motivi che ancora oggi ignoro, iniziò a prendermi a male parole. Ricordo che raccolse il libro dallo scaffale e me lo lanciò addosso. “Cosa vorresti fare tu e il tuo libretto!”, mi disse un attimo prima che uscissi. Non pronunciai una parola e me ne andai a testa bassa. Qualche anno più tardi, passando davanti quella libreria, notai che uno dei miei romanzi si trovava tra i libri “più venduti”. Mi feci coraggio, entrai e chiesi del direttore: avrei voluto salutarlo e, se mi avesse riconosciuto, stringergli la mano e dirgli che non avevo nulla contro di lui.

Purtroppo, mi venne riferito che non lavorava più in quella libreria. Per me non fu né una “rivincita” e nemmeno una “rivalsa”. Lo racconto perché, in quel momento, mi sentii per la prima volta “legittimato a scrivere”. Come se avessi ricevuto un’autorizzazione.

Finalmente, avrei potuto fare quello che amavo senza disturbare nessuno.

Cosa consigli a chi vuole intraprendere la tua carriera di scrittore?

Semmai possa dare consigli, suggerisco sempre di studiare. Studiare e leggere. Bisogna scrivere solo se questa è un’esigenza dolorosa. Qualcosa che senti bruciare dentro e che ti lascia senza fiato. Poi, ancora, studiare e leggere.

Bisogna farsi trovare pronti perché, credetemi, se siete bravi il treno prima o poi passerà. E dovrete prenderlo al volo.

Per chi volesse avere più informazioni su Valerio, ecco qui il link al suo sito web personale: www.valeriomarra.com.

L’editoria non è solo libri. Oggi, sempre più, si spazia anche con i giochi da tavolo, soprattutto in alcuni generi come il fantasy, il “comics & games”.

Ci parla meglio del suo lavoro Spartaco Albertarelli, game designer per alcuni tra i giochi più noti del settore.

Ciao Spartaco, parlaci un po’ di te, di cosa ti occupi?

Io faccio il game designer di professione, mi occupo di giochi da tavolo. Lo faccio da sempre, avendo iniziato nel 1987 in Editrice Giochi, dove sono stato anche il product manager di alcune linee di giochi come Monopoli, Risiko, Scarabeo e Dungeons & Dragons.

Al mio attivo, ho più di 150 giochi molti dei quali pubblicati in diversi paesi del mondo, Corea e Giappone inclusi.

Oggi, sono anche titolare di una piccola casa editrice (KaleidosGames) e mi capita pure di insegnare come progettare giochi. Tengo infatti un corso sia allo IED (Istituto europeo di Design), sia alla SUPER (Scuola superiore di Arte applicata del Castello Sforzesco, antica istituzione milanese, che da tempo non è più al Castello Sforzesco…).

Ho passato la mia vita a occuparmi di giochi, non solo come professione, ma anche come materia di studio. Faccio parte di gruppi che si occupano dell’analisi dei giochi dell’antichità e, più in generale, cerco di studiare tutto quello che accade o è accaduto intorno al mondo del gioco.

Hai qualche aneddoto divertente o che ti ha reso molto orgoglioso del tuo lavoro?

Ne avrei a decine, ma diciamo che la cosa che più mi rende orgoglioso è vedere la gente che gioca e si diverte, magari in una fiera dove il gioco glielo spiego io, ma loro non sanno che sono l’autore…

Chi realizza giochi da tavolo lo fa in primo luogo perché è un appassionato e vedere altre persone appassionarsi a quello che è il proprio lavoro è una sensazione indescrivibile.

Di recente, mi sto divertendo molto a far giocare un gioco che si intitola VektoRace, una corsa di macchine… di carta. Ho proposto nel 2018, insieme all’amico Davide Ghelfi, un gioco progettato come una volta, tutto in carta e cartone, con alcuni elementi da montare incollandoli. In un mondo fatto di APP, e giochi con centinaia di straordinarie miniature in plastica, VektoRace avrebbe dovuto essere un flop. Invece, sta ottenendo un successo fuori da ogni logica, a dimostrazione del fatto che, alla fine, giochiamo perché siamo un po’ bambini e i bambini sono sempre uguali.

Cosa consigli a chi volesse percorrere la tua stessa strada professionale?

Consiglio solo di provarci e di sfruttare al massimo il momento d’oro che stanno vivendo i giochi in generale e quelli da tavolo in particolare.

Non è esistita epoca migliore di quella attuale per provare a trasformare questa passione in una professione, perché il mercato è più vivo che mai.

Come spiego sempre nei miei corsi, la cosa bella è che tutti noi siamo capaci di inventare giochi, per il semplice fatto che lo abbiamo fatto da bambini quindi, a conti fatti, il mio è forse l’unico mestiere al mondo che non richiede di essere imparato ma, al limite, di non essere dimenticato!

Per contattare Spartaco e conoscere i suoi lavori, ecco le sue pagine Facebook:

https://www.facebook.com/spartaco.albertarelli.game.designer/

https://www.facebook.com/VektoRace/