Vivere di scrittura: la sceneggiatura. Intervista a Jack B. Roland.

Agente Letterario | Editing e Promozione Libri Inediti | Francesca Costantino

Molti autori spesso mi contattano con un sogno: vogliono “vivere” di scrittura. Ovvero, guadagnare, attraverso quel che scrivono, abbastanza tanto da pagare i conti, le bollette, il mutuo…

Ebbene, conosco vari professionisti che, tra alti e bassi, gioie e dolori, vivono oggi di scrittura. Scrivono anche libri, senz’altro, ma più spesso sono specializzati in scrittura tecnica (giornalisti, recensori, critici, sceneggiatori).

Per questo, oggi lascio la parola al mio amico e collega di penna Jack B. Roland (pseudonimo di Giacomo Berdini), che scrive e lavora per tv e cinema.

Ciao Giacomo, parlaci un po’ di te…

Innanzitutto, grazie per avermi coinvolto. Ho quasi 35 anni, vivo a Milano e ho due gatti. Da circa dieci anni, lavoro come autore e sceneggiatore per televisione, commercials e cinema. Tra i lavori più importanti ci sono Serie Tv internazionali prodotte da Disney e DeAgostini, per cui ho scritto e spesso seguito sul set la lavorazione di progetti come “Alex & Co.”, “Penny on Mars”, “New School”. Nell’ultimo anno, ho messo in cantiere una serie Fantasy sviluppata per Cross Production, ma è ancora presto per parlarne… al momento, incrociamo tutti le dita nella speranza che si parta al più presto con la scrittura.

Come sei entrato nel mondo della sceneggiatura?

Direi con tanta passione, impegno e un po’ di fortuna. La realtà è che non lo so con precisione; scrivo da quando sono piccolo. Il primo romanzo è capitato quasi per caso, a 16 anni. Poi, dopo la laurea in Storia, ho iniziato come giornalista, ma ho capito subito che non era la mia strada. Mi sono licenziato dalla testata in cui lavoravo e ho vinto una borsa di studio per studiare Sceneggiatura a Roma. Mentre ancora frequentavo i corsi, ho ottenuto un primo ingaggio a Milano, come stagista in un canale Sky. Da lì, tra alti e bassi, ho lavorato a tutto quello che mi è capitato a tiro. Poi, nel 2014, il film “Solo per il Weekend”, nato dalla tenacia mia e, soprattutto, del regista (Gianfranco Gaioni) ha aperto un po’ di porte, ma è comunque un ambiente in cui bisogna sempre dare il meglio e cercare di farsi notare, mantenere buoni contatti con le persone con cui lavori bene. A volte, i progetti hanno successo e le collaborazioni proseguono per anni, altre ci si perde per strada o si fanno dei fiaschi. L’importante è rialzarsi sempre e rimettersi in gioco.

Comunque, giusto per sfatare miti, non avevo conoscenze importanti, né parenti d’arte, né ho mai avuto raccomandazioni.

Hai qualche aneddoto, tipico del tuo campo, che vuoi raccontarci?

Aneddoti che definirei “tipici” no. È un ambiente che può sembrare fatto di magia e lustrini da fuori, ma non è così, una volta che si è dentro. Spesso c’è molta tensione, fatica, incertezza, frustrazione, ma non lo cambierei per nulla al mondo. Per me è il mestiere più bello, proprio perché io ho sempre scritto e avrei scritto comunque, in ogni caso, in un modo o nell’altro.

Cosa consigli a chi vuole intraprendere il tuo mestiere?

Non improvvisatevi. Studiate. Imparate i metodi e la struttura. Scrivete tanto, ma leggete di più. “Vivisezionate” i film che amate, perché la sceneggiatura ha una componente di architettura e di equilibrio che definirei più tecnica che artistica. Se non volete credere a me leggete “Save the Cat”.

Comunque, il consiglio più importante che darei è: non affezionatevi alle vostre idee. Siate pronti a buttare via tutto e ricominciare da capo, imparate a lavorare con gli altri, perché la vera creatività si trova nella sinergia della writers’ room, assieme ad altri autori.

Lo sceneggiatore non è un intellettuale solitario che sta sveglio la notte davanti al pc a macinare parole su parole. Si lavora in team. Prima di affrontare la pagina bianca, è importante avere un progetto chiaro e solido di quello che si deve scrivere, un percorso da seguire. L’ideazione è più importante della scrittura in sé. Perciò, non abbiate fretta di “buttare giù”; scrivere una buona sceneggiatura è come costruire una casa. Ogni parola è un mattone e, senza un progetto che funzioni… vi assicuro che la casa crolla.

 

Quindi, studiate, scrivete e riscrivete, e confrontatevi con chi ne sa più di voi. Così, la scrittura potrà diventare un giorno il vostro lavoro. Alla prossima!