Un venerdì 17 qualunque, a Roma

Agente Letterario | Editing e Promozione Libri Inediti | Francesca Costantino

Inizia la mia mattina al solito bar, per un caffè.
‘Hey, Astro!’ (Il barista pensa che il mio cognome sia Astro, ma è il marchio della mia casa editrice. Lo sa, però ormai per lui io sono ‘Astro’). Oggi è venerdì 17, ti faccio il caffè più forte’.

Ringrazio e mi faccio la mia (prima) dose di caffeina. Oggi è una lunga giornata: incontro con le PMI in centro, vestito elegante e tacchi alti (che non porto da almeno 4 anni, da quando è nato mio figlio). Per fortuna che ho perso 20kg, se no i pantaloni eleganti non mi stavano. Comunque, è venerdì 17? Che importa, tanto io non sono superstiziosa.

Prendo la macchina, la mitica ‘Astromobile’, sulla quale campeggia il motto di Astro edizioni: ‘Astro chi legge’.
Chi è romano o conosce Roma, leggerà questa frase con la cadenza A’ STRO’ chi legge, con sottile ironia e un gesto della mano che ti invita ad andare in un luogo più o meno bucolico. By the way, l’idea del motto di Astro è di mio marito, quindi prendetevela con lui (scherzo, io lo trovo geniale!).
Girando per Roma, anche in qualche quartiere poco raccomandabile (non faccio nomi), ho spesso paura che qualcuno si senta offeso da A’ STRO’ e mi insegua con fare minaccioso. Per fortuna, non è mai successo. Finora.

Comunque, tornando a questo venerdì 17, mi appropinquo verso il centro città.
20 chilometri.
Le scuole sono appena iniziate.
Oggi, piove. La prima pioggia dopo 3 mesi. Sebbene siamo in campagna elettorale, certe cose non cambiano mai, a Roma: le strade si bloccano anche con qualche goccia di pioggia. Ma oggi è sempre venerdì 17.
Quindi, c’è pure sciopero. Di quale sigla non si sa, chi aderisce nemmeno. Fatto sta che di sicuro la metto sarà bloccata (non è una novità). E, infatti, la metro è a mezzo servizio (non che a intero servizio sia meglio, però…).

Insomma, dalla ridente Ostia, località che nell’antichità era rinomata per i suoi scambi commerciali (e i cocci rotti degli scambi andati male ammucchiati a formare il Monte Testaccio – sì, è un mondezzaio antico, non è un monte naturale!), da Ostia – dicevo – per fare 20 chilometri impiego un’ora e mezza. Per fare 20 chilometri. Ci metto meno ad arrivare a Napoli.

Ma io non sono superstiziosa. Vedrai che il parcheggio lo trovo, basta concentrarsi e… dopo un’altra mezz’ora di giro in altro traffico e intorno agli edifici di epoca Balilla (sì, a Roma abbiamo ancora edifici con le scritte originali fasciste), la Astromobile accende la spia della riserva.

Getto la spugna, ed entro in un parcheggio privato.
‘Signora, è pieno’.
È venerdì 17, adesso comincio a credere alla sfiga anche io.
‘Ma se dice al mio collega che stamattina ha prenotato…’.
‘Ho prenotato!’.

Mollo l’Astromobile e corro (sui tacchi alti che non porto da 4 anni) al convegno con le piccole e medie imprese.
Per fortuna, l’evento è estremamente interessante, ho scambiato parole, idee e contatti, ho materiale per i miei articoli.

Trovo una trattoria casalinga dove mi concedo misticanza ripassata e pasta casareccia con le alici. Apoteosi: uno dei dolcetti preferiti da mio nonno: le pesche al vino. E poi ditemi che il cibo non è amore e bei ricordi d’infanzia e del sapore e dell’odore dei nonni!

Mi alzo col sorriso sulle labbra, riprendo la macchina, pagando la fattura che ho costretto il gestore del parcheggio a emettere. Mi ributto nel traffico, un signore attraversa (ovviamente non sulle strisce, altro vezzo di questa città).

Sto per inveire contro di lui, che si gira e legge ad alta voce ‘Astro chi legge!’, sorride, fa una foto e mi saluta.
Sorrido di nuovo anche io, il traffico è smaltito, ritorno a Ostia nei soliti 40 minuti di rito. Ah, ha smesso di piovere e vedo filtrare tra le nuvole un raggio di sole e lo spicchio azzurro del tipico cielo sopra Roma. Dopotutto, questo venerdì 17 non è andato poi così male!

Alla prossima.